sabato 21 febbraio 2015

Allegoria del Disegno




Contè sanguigna e bianca su carta da spolvero, 215x150 cm, 2015.



Questo disegno vuole raffigurare ciò che avviene durante l'atto creativo, cioè la conciliazione tra la razionalità del fare e della fisicità del mondo terreno, e la ricerca del Bello in quanto Vero: il disegnatore guarda oltre, ad un modello che non possiamo vedere e che non ci interessa sapere quale sia, perchè deve saper as-trarre dal dato reale, qualunque esso sia, quella realtà ideale che lo regge, e lo fa a partire dalla conoscenza dell’anatomia (il teschio) e quindi dal controllo del volume in tutti i suoi livelli.
Si tratta perciò della conciliazione tra idea trascendente e corpo immanente: l’ovale è la forma che racchiude le due "sfere", che tendono l'una verso l'altra (in quanto l'idea ha bisogno di velarsi di una forma per essere comunicata, così come la forma cerca il suo senso nell'idea); ma ancor di più si tratta della ricerca della Bellezza che è Veritas, e quindi di questa conciliazione tra i due mondi risolta che è rappresentata da Afrodite, che è ciò che deve i-spirare l'artista e guidarlo nel suo lavoro - da qui la mano sinistra, quella della passione e del "sentire" "irrazionale" che ha a che fare con il trascendente, che guida la sede del pensiero-. La giara bucata dietro al piede sinistro è un riferimento al mito delle Danaidi, condannate da Zeus a cercare di riempirla d’acqua per l’eternità: non è possibile conoscere la totalità delle cose.

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