lunedì 23 settembre 2019

Ad Veritatem


2019, carrè sanguigna e bianca su carta da spolvero, 210x150 cm.

Quest’opera ha un simbolismo complesso che lega tutto nella struttura a triangolo con la punta verso l’alto: questa geometria, che ricorda la stilizzazione della montagna, definisce la tensione verso l’alto, verso il cielo e quindi verso ciò che è celato. 
Lo Spirito si manifesta dal punto più alto nel panneggio che scende a spirale ad abbracciare l’uomo seduto che contempla e si lascia illuminare dal principio verticale, di cui il bastone è il simbolo del collegamento fra cielo e terra, il quale genera quella pace spirituale propria della consapevolezza della trascendenza, nel ramo di ulivo che esce. È l’umiltà dell’appartenenza a qualcosa che si riconosce essere più grande.
Il bastone è stretto con la destra, la mano della volontà, dell’azione, della scelta, e arriva sopra al libro che tradizionalmente è il “gradale” dove è scritta la Verità, da leggere fra le righe della creazione dove è celata; vi è poggiato sopra anche il vaso che nella simbologia è sovrapponibile al calice della vita (il graal, da cui “gradale”), il vaso dove si rimesta il sangue: il cuore, quindi al centro stesso dell’uomo che - se si lascia “fecondare” da quella Luce - può ricollegare la propria anima al “percorso dello Spirito” nella spirale della rosa che perciò nasce e sboccia; è questa la vera Bellezza. 
L’anima, infine, è quindi accesa nel lume che tiene nella sinistra, la mano del cuore: questa luce “personale” è irradiata nel mondo, però non è la fonte della luminosità nell’opera, perché appartiene ad una Luce che sta sopra, quella di Dio.








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